POLITICA
Riforme,
la Camera vota l'emendamento all'articolo 3 del ddl
Nasce il
Senato «federale». Compiti? Da definire
Decisi i
numeri (252 senatori e 42 rappresentanti di enti locali) Le competenze saranno
precisate da articoli ancora da votare
ROMA - Le linee di base dettate dalla Lega, gli emendamenti della maggioranza, il no dell'opposizione che punta al referendum che, come dice D'Alema,
«boccerà questa porcheria». La Costituzione
italiana cambia o, secondo i punti di vista, si sbriciola giorno per giorno
alla Camera dei Deputati. Il progetto delle «riforme»
che porta alla «devolution», inventata dai
leghisti e proposta come soluzione ai mali dello Stato centralista, procede. Ma
i suoi meccanismi restano oscuri alla gran parte dei cittadini. Che, da oggi,
dopo l'approvazione di un emendamento all'articolo 3 del disegno di legge in
discussione, devono imparare che il Senato è «federale».
Poi la maggioranza va «sotto» sull'emendamento che
definisce l'età dei senatori: un piccolo incidente, ma un segnale inatteso
all'inizio del percorso di approvazione. E con l'intesa sull'iter legislativo tutta da definire.
|
Un'immagine della Camera
(LaPresse) |
TRAGUARDO O PASTICCIO - Dalla maggioranza arrivano commenti soddisfatti, dai toni fatti per
convincere gli elettori che tale soddisfazione deve essere anche loro:
«L'istituzione del Senato federale è un traguardo
decisivo per la piena democrazia del nostro Paese - dice per esempio
la vice presidente dei deputati di Forza Italia, Isabella
Bertolini. La creazione di una Camera Alta - continua con enfasi - più vicina alle richieste delle Regioni e dei Comuni,
è un passaggio storico per modernizzare lo Stato, renderlo più
snello, efficiente e vicino ai bisogni dei cittadini». Dall'altra
parte il parere del capogruppo ds, Luciano Violante,
illustra la posizione del centrosinistra: «Hanno creato una
riforma-pasticcio perché non si sa ancora
quali sono le funzioni del Senato. In realtà, siccome nella
maggioranza non sono d'accordo su quale deve essere il procedimento
legislativo, si va avanti a pezzi, molto
disorganizzati e disorganici e questo accresce la fragilità della riforma»
PERCORSO DELLE LEGGI - Che il Senato federale
sia più vicino alle esigenze dei cittadini, bisogna crederlo sulla parola, per
ora. Perché il procedimento di formazione delle leggi,
insomma il percorso che devono fare i provvedimenti fondamentali per la vita
del Paese, è per ora soltanto una bozza buttata giù dal leghista
Calderoli, erede del ministero delle Rifome su indicazione
del convalescente Bossi. Le competenze del Senato federale, così come quelle
della nuova Camera dei deputati andranno in votazione con ogni probabilità entro la fine della settimana, se ci sarà un
accordo nella maggioranza sulla bozza Calderoli. In ogni caso l'obiettivo è eliminare l'attuale sistema legislativo
bicamerale per cui ogni legge deve essere approvata nello stesso
testo da entrambi i rami del Parlamento. In
pratica, assegna competenze specifiche al
Senato e potenzia il ruolo della Camera, l'unica a cui il governo sarà legato
da un rapporto di fiducia.
NUMERI - Ma intanto il Senato «federale»
della Repubblica Italiana è stato progettato. Cosa farà
si vedrà poi. Sarà formato da 252 senatori
eletti su base regionale contro i 315 di oggi (e bisognerà rivedere
i collegi). Ma sarà allargato ai rappresentanti di
Regioni e autonomie locali, 42 in tutto. Totale, 294 membri dell'assemblea, soltanto 21 meno di
oggi. La sinistra aveva proposto un tetto massimo di 150 senatori. A proposito
di «tagli al personale», lunedì era stato approvato l'articolo 2 del ddl con
una diminuzione del numero di deputati dagli attuali 630
a 518 (la sinistra proponeva 400). Se le norme non saranno
modificate nei successivi passaggi parlamentari, il Parlamento che uscirà dalla
riforma sarà composto da 770 tra deputati e senatori. Spariranno
i senatori a vita, ci saranno invece i «deputati a vita» (tre più
gli ex presidenti della Repubblica).
05 ottobre 2004