UNA LAPIDE PER NON DIMENTICARE

Autore di questi crimini (furono assassinati a sangue freddo giovani inermi) un sergente delle S.S., certo Papuska. Il 18 agosto il Papuska prelevò dalla sua abitazione, situata in Santa Maria a Colle, un giovane, Giannini Raffaello, lo condusse a Nozzano San Pietro e ivi lo uccise in Corte "Cosci".
Il 23 agosto, il medesimo, assieme al suo interprete, soprannominato "Il Bolzanino", piombò all'improvviso nella corte "Al Tenente", dove massacrò a sangue freddo i cugini Vannucci Alberto e Vannucci Cherubino. Quindi ordinò ai genitori di Alberto di seppellire i due corpi in un campo di patate: in caso di rifiuto avrebbe sterminato l'intera famiglia. Successivamente, con l'aiuto del "Bolzanino", rastrellò nella stessa corte e in quella adiacente, altri tre giovani: Vannucci Pompilio, Vannucci Aurelio (fratelli di Alberto) e Vannucci Pietro. I tre sventurati furono avviati verso il comando tedesco di Nozzano, ma, lungo la strada, in seguito ad un tentativo di fuga, furono trucidati a colpi di pistola.
Il mattino del giorno 24 il criminale nazista fece irruzione nella corte "Al Treppia" dove assassinò, nei pressi della sua abitazione, Palagi Alessandro.
Gli episodi di cui sopra sono stati riferiti con dovizia di particolari non soltanto dai testimoni tutt'ora viventi, ma anche dal parroco di allora Don Pio Serafini, in un diario (De Tempore belli) depositato presso l'Istituto Storico della Resistenza; nonché dal dott. Pilade Osvaldo Nardi in un recente libro di memorie, Ricordi del giorno dopo. Inoltre, relativamente a questi fatti, esistono le testimonianze scritte, rilasciate da don Serafini e dal dott. Nardi ai carabinieri di Nozzano nel dicembre 1948. Entrambi, mossi da spirito di abnegazione e carità cristiana, adoprandosi in ogni modo per alleviare le sofferenze della popolazione e offrire il loro aiuto in una situazione tanto difficile, furono drammaticamente coinvolti in questi fatti a gravissimo rischio della vita. Il Papuska, infatti, fu più volte sul punto di assassinarli e soltanto circostanze fortuite, talvolta rocambolesche, determinarono la loro salvezza.
Si è deciso di collocare la lapide nel suddetto luogo, perché proprio lì don Pio, contravvenendo al divieto del Papuska, fece confluire alcune delle salme per benedirle e successivamente inumarle nel cimitero dove tutt'oggi riposano; e perché proprio lì, mentre si apprestava ad assolvere quel pietoso ufficio, il sergente SS fu sul punto di uccidere anche lui (stava per sparargli, quando un cavallo, improvvisamente imbizzarrito, distrasse il criminale e consentì al sacerdote di rifugiarsi in chiesa).
Sulla lapide si è ritenuto doveroso aggiungere, ai nomi delle sette vittime sopra indicate, quelli di altri cinque giovani del paese che persero ugualmente la vita per mano nazista: Maffei Giuseppe, Bertolucci Carlo, Bertolucci Giuseppe (civili periti nella strage della Certosa di Farneta); Lena Nello (deportato in Germania e disperso); Bianchini Renzo, un partigiano che si battè eroicamente nella difesa di Forno di Massa il 13 giugno 1944, quando soverchianti forze nemiche (S.S. tedesche, reparti fascisti della X Mas e della Guardia nazionale repubblicana) attaccarono le postazioni partigiane. Il Bianchini, pur gravemente ferito, rimase a sparare con il suo bren fino all'esaurimento delle munizioni. Caduto infine prigioniero, fu rinchiuso con quattordici compagni nella caserma dei carabinieri di Forno e lasciato morire tra le fiamme.

05.11.2006, S.Maria a Colle

 

 

 

 

UNA LAPIDE
PER NON DIMENTICARE

Domenica 5 novembre 2006,
dopo la Santa Messa delle ore 11

alla presenza delle autorità cittadine
(della Provincia e del Comune di Lucca, che hanno patrocinato l'iniziativa),

sarà scoperta, nello spazio attiguo all'ingresso del cimitero,
una lapide per ricordare le vittime
degli efferati eccidi compiuti in
paese dalle truppe di occupazione
naziste nell'estate del 1944.