A Venezia P.zza S.Marco, a Pisa P.zza dei Miracoli con la Torre pendente, a
Siena la P.zza del Campo, a Roma il Colosseo, a Lucca le….Mura, una sorta di
ombelico che racchiude Lucca una città che i lucchesi, specie quelli sparsi nel
mondo, concepiscono come l’ombelico del mondo.
P.zza S.Marco, P.zza dei Miracoli, P.zza del Campo, il Colosseo, le Mura di
Lucca, oltre a costituire dei “pezzi di città” in cui la gente ha vissuto e vive
intensamente, sono opere d’arte e come tali rappresentano “situazioni
esistenziali” .144
Le persone in passato vi si sono riconosciute e continuano oggi a
riconoscervisi, ciò non accade per tutto quello che ci circonda, accade solo per alcune
“cose” che hanno proprietà particolari, speciali.145 Queste proprietà hanno a che fare
con il concetto di “raduno”; tutte le opere d’arte posseggono il potere di attrarre
gente, di “radunare” e di conseguenza di trasmettere significati e di conservarli.
Tutte le opere d’arte sono dei simboli che aiutano l’uomo a raggiungere la “presa
esistenziale”, permettendogli di condurre un’esistenza simbiotica con l’ambiente.
Le Mura sono un’opera d’arte gigantesca, non solo per i criteri tecnico
costruttivi, ma anche per la quantità e qualità della forza lavoro, per l’energia che
racchiudono, per il tempo occorso per la realizzazione, per la loro estensione e il loro
spessore.
I caratteri distintivi delle Mura sono tutti eccezionali: eccezionale il
criterio costruttivo, veramente all’avanguardia per quei tempi, eccezionale e
molteplice il contributo degli uomini che vi hanno lavorato, eccezionale il tempo di
realizzazione: circa un secolo146, eccezionale la dimensione. Questi caratteri distintivi
hanno consentito in passato al lucchese di “orientarsi” e di “identificarsi”, in una
parola di “mettere radici” nella propria città, nel proprio ambiente.
Il lucchese riconosce le Mura come simbolo della Città per la “presa
esistenziale” che gli ha concesso costantemente nel corso della storia, a partire dalle
prime fortificazioni romane che hanno individuato uno spazio difendibile e vivibile,
sino alle ultime, le rinascimentali. Questa “presa esistenziale” è stata propria del
144 Christian Norberg Schulz, Genius Loci, Electa editrice, Milano 1981 pag.5.
145 C.Cattaneo, La città considerata come principio ideale delle istorie italiane, in .,” La città come principio”, a cura di
M.Brusatin, Marsilio, Venezia 1985.: “ In Italia il recinto murato fu in antico la sede comune delle famiglie che
possedevano il più vicino territorio. La città formò con il suo territorio un corpo inseparabile. Per immemorial
tradizione, il popolo delle campagne, benché oggi pervenuto a larga parte della possidenza, prende tuttora il nome della
sua città, sino al confine d’altro popolo che prende nome d’altra città.(…..) questa adesione del contado alla città, ove
dimorano i più autorevoli, i più opulenti, i più industri, costituisce una persona politica, uno stato elementare,
permanente e indissolubile. Esso può venir dominato da estranee attuazioni, compresso dalla forza di altro simile stato,
aggregato ora ad una ora ad altra signoria, denudato d’ogni facoltà legislativa o amministrativa. Ma quando
quell’attrazione o compressione per qualsiasi vicenda vien meno, la nativa elasticità risorge, e il tessuto municipale
ripiglia l’antica vitalità. Talora il territorio rigenera la città distrutta. La permanenza del municipio è un altro
fondamentale e quasi comune a tutte le istorie italiane”.
146 L’opera è cominciata nel 1544 e si è conclusa nel 1650.
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